Una notte a Belgrado 2


Ci decidemmo quindi a trascorrere una notte a Belgrado, per poi tornare il giorno dopo a casa (a Kragujevac), sapendo che non avremmo avuto occasione di tornare in Italia per quel weekend.
Lui aveva un’amica a Belgrado che lo ospitava, ma io non conoscevo nessuno così prendemmo insieme un taxi e mi feci portare a un albergo non troppo costoso, ma nemmeno fatiscente. Scesi e, mentre lui si allontanava col taxi, io mi infilai nell’albergo e chiesi una camera, pagai e andai nella stanza.
Approfittando della connessione internet, avviai skype e chiamai casa per avvisare di tutto quello che era successo, poi mi coricai e mi addormentai.
Al mattino mi svegliai prima dell’alba (non che facesse differenza, vista la nebbia che impediva il sorgere del sole e contemporaneamente distribuiva uniformemente una luminosità soprannaturale.
Feci una doccia e mi rivestii, poi navigai un pochino in internet, non sapendo che fare vista l’ora, e infine giunse il momento di scendere per la colazione.
Scesi, mi indicarono il salone dove una ragazza mi chiese il numero di stanza, io glielo diedi e lei mi fece entrare e accomodare a un tavolino, ma pochi istanti dopo mi resi conto che la colazione era comunque a buffet e quindi avrei dovuto alzarmi per andare a prendere ciò che volevo, così mi alzai, ma prima di avviarmi al bancone telefonai ai colleghi per dire loro che cosa era successo e per avvisare il direttore che mi mandasse a prendere col taxi, solo che ci volevano almeno un paio d’ore, chiamai il mio compagno di sventura e gli chiesi se voleva un passaggio, ma lui era diversamente affaccendato e mi rispose che si sarebbe fermato a Belgrado, così mi avviai al bancone.
Il bancone aveva un buffet vario e assortito, molto serbo: pancetta, prosciutto e derivati vari del maiale la facevano da padroni, accanto a dolci, frittatine e pollame, per poi passare al bancone delle brioche e similari, subito seguito da yogurt vari e assortiti e da confetture e cioccolata simil-nutella.
Avevo fame, quindi presi diverse cosette di vario genere, e mi accomodai al tavolino, mentre una cameriera bionda molto carina mi si avvicinò sorridendo con un carrello di bevande, tra le quali individuai del latte e del caffè, che mi versò in un tazzone con un sorriso degno di una miss.
Divorai il mio pasto lentamente, molto lentamente, e un paio di volte la cameriera bionda mi si avvicinò e le feci riempire nuovamente il tazzone di caffelatte e la seconda volta di caffè, dopo averle chiesto se una ragazza così bella facesse anche servizio in camera o se per caso dopo le colazioni fosse libera e le andasse di mostrarmi i dintorni dell’albergo. Lei si mise a ridere, non mi rovesciò il caffè addosso e mi disse che non era libera, che era addetta al bar e non faceva servizio in camera, e che in fondo, pur essendo simpatico e spiritoso, non ero propriamente il suo tipo, quindi non aveva intenzione di fare sesso con me. Accettai le sue motivazioni e completai la colazione, quindi uscii e mi sedetti nella hall ad attendere l’arrivo del taxi, osservando la strada quasi invisibile per la nebbia e dedicandomi alla lettura di un giornale locale di cui capivo in media una parola per pagina.
Alla fine il taxi arrivò, entrò il ragazzo che mi vide e, dopo i saluti, mi accompagnò alla macchina, entrammo e partimmo.
Lui mi disse “La strada principale è impraticabile, possiamo prendere un’altra strada?" “Certamente!" risposi io, e lui uscì quasi subito dall’autostrada per inerpicarsi sull’altopiano, dove c’era un pochino meno nebbia, mentre viaggiava verso Kragujevac.
Parlammo del più e del meno, per un paio d’ore buone, fino a quando entrammo in città, e in quel momento chiamai i colleghi, visto che era quasi l’ora del pranzo, per chiedere dove fossero, e mi dissero di raggiungerli al Lovaz, cosa che comunicai subito al tassista.
Raggiunti i colleghi, venni informato che i membri dell’ImmensaAzienda erano partiti, risposi che lo sapevo che erano partiti con la compagnia tedesca, ma io non avevo abbastanza soldi per pagarmi il biglietto germanico, ma CapoCantierista mi disse “No, sono partiti con la compagnia serba: hanno messo un volo speciale sostitutivo!" ma conoscendolo sono sicuro che volesse solo sfottermi, quindi gli risposi solamente che auguravo ai volatori di andare a volare verso i pascoli del cielo o almeno di andare affancoil e di starci per sempre!
Poi tornai a casa e quel weekend non andai al lavoro: in fondo era il mio weekend libero! Andassero tutti affancoil!

Commenti

  1. E baccagliamoci anche la cameriera! A te, l'aria di Kragujevac fa l'effetto del Viagra. Ma è poi solo a te? Ho l'impressione che in Est Europa l'aria sia satura di feromoni.

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    Risposte
    1. Che ci vuoi fare, sarà una crisi di mezz'età... ;)
      No: non è solo a me, te lo posso garantire... :)

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